sabato 29 marzo 2008

La costanza nelle parole

Doni di marzo. Grazie a chi, pur leggendosi qualcuno, è.

Eri bello
Molto più bello
Di quanto ricordassi
Di quanto ho visto,
Quel dono proveniva
Dagli occhi del sogno
Quel pregio
Mi permetteva
Di dimenticare
Tutti i tuoi passati peccati
Apparivi fragile
eppure il tuo passo
era certo di passione.
E mentre mi abbeveravo
A questa fonte tiepida,
il mio passo si allungava,
il mio walzer
diveniva fandango.
A quella bellezza
Avrei sacrificato
Il nome e la volontà.

Eppure il tuo incedere
Si svuotava di sogno,
i tuoi occhi
non riconoscevano
più quel senso
i tuoi apostrofi
rimanevano fissi
tra due parole
non si nutrivano più
di realtà le tue speranze.

Ai patti suggellati
Non ho negato il mio nome,
né l’ho svuotato di senso,
né l’ho privato del suono,
ha mutato solo il colore,
con il passare della stagione.

A te ,musa antica,
mia mano adorata,
non ho negato il ricordo,
ma sul tuo altare,
già mi sono immolata,
e questo è l’ultimo canto,
un canto senza ritorno.

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