sabato 13 dicembre 2008

Idee

Ogni volta che prendo l'aereo entro in una sfida contro me stesso, ovvero della mia paura della morte contro la mia convinzione che si morirà comunque. Odio gli aerei, sono il mezzo più veloce, sicuro e comodo di questo mondo, non c'è che dire, ma li odio proprio per questo. Un viaggio è fatto di variabili, comodità di esso + tempo impiegato per raggiungere la meta, da dividere con un'altra variabile: l'errore. Tutto ciò mi crea una certa sicurezza, ovvero so che per raggiungere un determinato punto mi ci vogliono tot ore, che, se ad esempio uso la mia auto, so che potrò viaggiare più comodo ma stancarmi di più, e so anche che se non sono attento potrà entrare in ballo il dividendo. L'aereo mi frega tutto ciò. Non sono io che decido quanto il mio viaggio sarà rischioso. Mi snerva e mi spaventa. Forse più semplicemente perchè il viaggio è ricerca di noi, di felicità. E proprio quando non vorresti dover tornare, il viaggio si tramuta in qualcosa che non riesci più a concepire come momento di stabilità o felicità.
Paura di cadere con l'aereo, ce l'hanno praticamente tutti. Tutti, chi prima o chi dopo, pregano, o si attaccano alla religione quando, durante una turbolenza, l'aereo comincia a dare scossoni che si potrebbero definire normali. In quel caso c'è, anche per chi non è credente, un attaccamento alla fede per paura. Paura di rendezione dei peccati.
Odio gli aerei.

Nessun commento: